venerdì 1 giugno 2012

Religione e magia

Al contrario della religione – che implica e contiene in sé il senso del sacro e quindi della trascendenza di Dio e della sua «inaccessibilità» e santità – la magia può essere considerata come un modo di impadronirsi della realtà creata servendosi di forze sconosciute o occulte. Attraverso l'uso di queste forze apparentemente misteriose si cerca di ottenere un dominio sulla realtà fisica e anche sulla dimensione psichica delle persone. È l’atteggiamento opposto alla religione, in quanto costituisce il tentativo di strumentalizzare le potenze soprannaturali o comunque occulte per realizzare i propri interessi: la divinità non è vista come il fine ultimo dell'essere umano, ma è posta a servizio dell'uomo e dei suoi fini. L’uomo si fa «dio» di se stesso e del mondo nell’illusione di poter sottomettere a sé e ai suoi desideri tutta la realtà, senza accorgersi che proprio in tale modo perde la sua dignità e la sua grandezza e scopre sempre più i limiti della sua esistenza, che vorrebbe superare, ma di fronte ai quali si trova impotente. Con la magia si esce dal campo della razionalità e dell'utilizzo delle forze fisiche conosciute dalla scienza e si entra in un mondo occulto, in cui tutto è ammesso e giustificato, purché produca l’effetto desiderato. La stessa ragione è come amputata nella sua capacità di cogliere l’Assoluto nella sua trascendenza, perché protesa ad assolutizzare la realtà materiale, nel tentativo di «scioglierla» da ogni immanenza. La mentalità magica non accetta il confronto con la razionalità filosofica e con la religione, di cui è acerrima nemica e che cerca di screditare in ogni modo pur di imporre la propria visione, perché l’una e l’altra mettono in luce il panteismo e l’idolatria che si nascondono in essa, come una serpe in seno.