Approfondimenti



La persona umana oltre la dimensione corporale



La persona umana non è semplicemente un agglomerato di cellule tenute insieme ed in vita da un’energia che non conosciamo. La persona esprime se stessa oltre le funzioni biologiche del corpo, quasi al di là di esse. Si può dire, anzi, che le facoltà personali di ogni individuo – quelle che più gli appartengono, che possono dirsi «sue» in forza di una scelta libera e consapevole – sono proprio quelle che più si distanziano o differenziano dalle funzioni biologiche, corporee. Non si può e non si deve dire che le funzioni corporee non appartengono alla persona in quanto tale, ma si può affermare con verità che alla persona vanno attribuite anche facoltà di ordine diverso e superiore rispetto alle funzioni proprie della sfera corporea. Per fare un esempio possiamo pensare al processo di nutrizione che riguarda il corpo di ogni vivente e quindi della persona umana. Esso è costituito di funzioni (più precisamente processi fisico-chimici) assolutamente indipendenti dalla volontà della persona stessa: la fame, in quanto stimolo al nutrimento, non può essere suscitata o placata a piacere e neanche la digestione, buona o cattiva, dipende direttamente da un atto di volontà. Ce ne accorgiamo proprio quando non abbiamo nulla da mangiare, ma non possiamo assolutamente impedire al nostro corpo di manifestare i sintomi della fame che esprimono il bisogno di cibo (e in quanto tali necessitano un riconoscimento da parte di qualcuno che non è il corpo), oppure quando non riusciamo a digerire bene, ma non possiamo influenzare direttamente il processo di assimilazione di ciò che abbiamo mangiato. Il nostro corpo ha funzioni autonome ed indipendenti dal nostro volere e che obbediscono a leggi proprie appartenenti alla sfera materiale, biologica, fisica. Non possiamo impedire con un atto di volontà il processo di crescita dei capelli o delle unghie; un giovane non può stabilire se crescere dieci centimetri in un anno, ma il suo corpo segue uno sviluppo più o meno armonico e graduale secondo leggi precise a cui il corpo è soggetto. Similmente quando abbiamo sonno, se vogliamo restare svegli, non possiamo impedire al corpo di provare stanchezza e di manifestarne i sintomi, come gli sbadigli e il senso di pesantezza, a meno di introdurre elementi chimici o altre sostanze che vadano ad influire sulla struttura corporea per modificare le sue reazioni e le sue funzioni, ma questo sarebbe ancora un procedimento che riguarderebbe il corpo, la sua struttura e le sue dinamiche intrinseche. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Bisogna riconoscere che oltre ai casi presi ad esempio, in cui il soggetto personale sperimenta queste funzioni come indipendenti dalla propria volontà e le subisce passivamente più che esserne la causa diretta, la persona umana dispone di altre capacità o facoltà che possono dirsi «sue», proprio perché direttamente imputabili all’«io» personale, al «centro» della persona, e dipendendo maggiormente dalla libertà e volontà individuale, chiamano in causa la sua responsabilità. Ad esempio la persona, nonostante gli stimoli della fame, può decidere di non rispondere agli appelli del corpo a nutrirsi, per condividere con altre persone il proprio cibo oppure per manifestare il suo dissenso verso qualche atto di ingiustizia (è il caso dello sciopero della fame) o ancora per mortificare il corpo e rinunciare a qualcosa di lecito per irrobustire la volontà nella lotta contro il peccato (ascesi). Il fatto di avere fame non è motivo di merito o demerito, è una necessità, un bisogno; ma privarsi del cibo volontariamente per sfamare chi ne ha maggiormente bisogno è un atto libero (non necessario) della persona, che suscita ammirazione e rispetto, per questo può essere premiato e viceversa un comportamento biasimevole suscita sdegno e può o addirittura deve essere punito. Questi atti, che possiamo definire personali, non dipendono dalla necessità, non sono prodotto esclusivo della materia, né si collocano in una dimensione che ha la sua origine dalla sfera corporea (poiché il loro dinamismo si differenzia qualitativamente da essa): gli atti personali non sono regolati da leggi fisiche o chimiche, né dall’energia che si sviluppa a questo livello della natura (in quanto essa è in tutto soggetta alla necessità), ma appartengono alla dimensione spirituale dell’essere umano, che proprio per questo si distingue dagli animali e dagli altri esseri viventi visibili. Nell’ambito dei dinamismi riguardanti la sfera materiale non esiste libertà, ma solo necessità e dipendenza (categorie nelle quali rientrano l’istinto e la pulsione), né esiste il concetto di bene o male, di giusto o sbagliato, tanto meno l’agire in funzione di un bene e di una giusta causa. 
Possiamo dire che in sé la materia è “cieca”, perché non possiede un orientamento autonomo e una decisione libera. Al contrario, il dinamismo personale che implica intelletto, volontà e libertà esula dalle leggi della sfera materiale, non obbedendo ad esse, e si pone ad un livello che non esclude necessariamente il dinamismo tipico della «natura» (in quanto necessitata), ma può integrarlo in sé, facendolo diventare «suo», come nel caso dell’essere umano in cui le due realtà si fondono insieme a costituire un unico essere vivente.



Scienza e saperi

Il concetto di scienza, in senso proprio, riguarda un tipo di sapere che non si limita a constatare l'esistenza di un oggetto o di un fatto, ovvero non consiste nella semplice descrizione degli eventi (sia che si tratti di un evento di tipo naturale, sia di uno prodotto dall'uomo o da altri agenti, sia di un fatto che avviene sotto i nostri occhi sia di uno accaduto nel lontano passato).

Per quanto possibile la scienza cerca le cause (ovvero le motivazioni reali e non immaginarie o soggettive) di un determinato fenomeno o realtà. Per questo motivo essa ha a che fare con la verità ed ha bisogno di essa. Non ci può essere scienza autentica senza un fondamento di verità, al quale ci si può avvicinare per gradi o per approssimazione, ma che in ogni caso deve costituire come il fulcro o il cardine su cui poggia la conoscenza scientifica. La corrispondenza al vero nell’ambito scientifico è altrettanto importante quanto la presenza dell'ossigeno nell'aria per la vita umana. 
La conoscenza scientifica si distingue ad esempio dalla conoscenza meramente storica (cronologica), che si occupa di studiare gli eventi del passato in base alle documentazioni e alle testimonianze che li riguardano, ad esempio le vicende del popolo di Israele durante la schiavitù in Egitto, le conquiste di Alessandro Magno al tempo dell’antica Grecia o dell'Imperatore Costantino nell’epoca romana. È ovvio che anche la conoscenza storica ha una sua validità e verità ed è di assoluta importanza per conoscere meglio il mondo in cui viviamo. Soprattutto essa è maestra di vita tanto per i giovani quanto per gli adulti, ma differisce dalla conoscenza di tipo scientifico, in quanto il suo carattere proprio è quello di fornire una conoscenza di eventi da un punto di vista “esterno”, quasi descrittivo. Essa può essere considerata scienza solo nella misura in cui offre la spiegazione logica e le motivazioni contingenti, oggettive e reali, che hanno portato al determinarsi dei fatti di cui essa si occupa. In entrambi i casi (descrizione e spiegazione) la storia espone la verità dei fatti, ma solo in quanto spiegazione autentica di essi contiene delle verità che possono dirsi scientifiche in senso pieno.
Quindi, possiamo dire, da un punto di vista storico, non solo che siano stati compiuti atti barbari e disumani nei confronti di Gesù Cristo, durante la sua passione, ma anche che la causa della sua passione e della sua morte in croce fu oggettivamente l'incredulità dei Sommi Sacerdoti circa la sua divinità, che li indusse a considerarlo un bestemmiatore e a chiedere a Pilato la sua condanna a morte. Tuttavia, se volessimo avere una spiegazione pienamente scientifica della sua morte, se volessimo raggiungere un sapere più vero e più completo, dovremmo forse prendere in considerazione anche altri fattori.
Lo stesso evento della passione di Cristo potrebbe essere considerato, per esempio, sotto il punto di vista medico o quello teologico. Ricercare e comprendere le cause della morte fisica di Gesù – per capire il motivo che ha causato la morte del corpo o per intuire le sofferenze da lui subite – rientra in un tipo di conoscenza particolare, che, pur essendo conforme a verità, prende in considerazione soltanto una parte della realtà, perché ne esamina l’aspetto più immediato e contingente. Essa ci aiuta a comprendere quell’evento, ci avvicina alla verità, ma non la esaurisce del tutto: l’evento della morte di Gesù non ci è ancora spiegato in tutta la sua ampiezza e non possiamo dire che la nostra sete di conoscenza trovi completa soddisfazione nel sapere come è morto Gesù. Con uno sguardo più ampio, potremmo cercare di individuare delle cause ancora più caratteristiche e significative del mistero della Passione di Cristo, per darne una spiegazione più completa. La prospettiva teologica ci apre gli occhi sul disegno di salvezza del Padre Celeste che ha mandato il Figlio Unigenito nel mondo per salvare il mondo e sulla volontà del Figlio di Dio di offrire in sacrificio la sua vita in riscatto per i peccatori. Veniamo così a conoscere le cause soprannaturali e più decisive della morte di Cristo: «Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui» (Mc 14,21); «Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed essi l'uccideranno; ma tre giorni dopo essere stato ucciso, risusciterà» (Mc 9,31); «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42); «Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina» (Mt 26,45-46); «Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,26). In questo modo aumenta la nostra comprensione del fatto che un uomo - il Figlio di Dio fatto uomo - è stato crocifisso ed è morto, precisamente per il fatto che veniamo a conoscere non solo la causa immediata e materiale della sua morte, ma anche il perché di essa, la “disposizione” o volontà da cui proviene. Anche questa conoscenza fa parte del sapere scientifico, perché in essa un determinato evento si disvela a noi nelle motivazioni profonde che hanno portato al suo verificarsi e non solo nelle sue cause contingenti. Così possiamo dire di conoscere veramente quell'evento, in tutta la sua portata, possiamo dire non solo di avere una conoscenza superficiale o parziale, o di sapere come si sono svolti i fatti, ma di averne veramente scienza.

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